CENNI STORICI
Premessa
Il carnevale, dall’espressione latina carnem levare «toglier la carne», nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca tra l'epifania e il mercoledì delle ceneri (primo giorno di Quaresima).
Di questa festa, sinonimo di divertimento e di baldoria, si trovano testimonianze documentarie fin dal Medioevo, ma occorre ricordare che alcune usanze del carnevale sono considerate addirittura sopravvivenze di antichi riti pagani, come i saturnali, festività in onore di Saturno importate dalla Grecia che venivano celebrate tra il 17 e il 23 dicembre nella Roma tardo repubblicana e imperiale.
A quei tempi, il primo giorno era riservato agli obblighi religiosi e nell’ultimo ci si scambiavano doni di varia natura e consistenza, ma per il resto della settimana si organizzavano interminabili banchetti, giochi d’azzardo altrimenti proibiti, feste private e divertimenti di vario genere. Ciò che differenziava i saturnali dalle altre festività era lo stravolgimento delle regole sociali, usanza che Orazio (Venosa, 65 a.C. - Roma, 8 a.C.), uno dei maggiori poeti dell’età antica, definì in una sua famosa satira la “libertà di dicembre”; in quei giorni poteva accadere, per esempio, che i padroni servissero a tavola i loro schiavi, ai quali veniva concessa persino la libertà di critica senza essere puniti.
Nel tempo i festeggiamenti legati al carnevale sono sempre stati intesi come metafora di allegra e beffarda trasgressione, di sospensione transitoria dei ruoli sociali ricoperti da ciascuno, durante i quali si dava sfogo alle insoddisfazioni e al malcontento, in una sorta di realtà effimera dove era concessa, entro certi limiti, la soppressione temporanea di alcune norme e dell'ordine costituito. Negli ultimi secoli, poi, il travestimento ha rivestito un ruolo fondamentale e la maschera, che rende tutti irriconoscibili, è diventata lo strumento che ha consentito a ciascuno momenti di libertà altrimenti censurati. Oggi il carnevale, oltre ad essere diventato un momento di festa soprattutto per i bambini, è legato a città come Venezia, Viareggio e Cento (per non parlare di Rio de Janeiro), che per tradizione organizzano feste in maschera, cortei e spettacoli per “grandi e piccini”.
Il teatro rinascimentale estense come filo conduttore della festa
La figura di Ercole I d’Este riveste particolare importanza per la storia del Rinascimento italiano, anche perché, in particolare durante il carnevale, egli promosse a Ferrara la ripresa del teatro classico attraverso la messa in scena delle più belle commedie di Plauto e Terenzio, tradotte in volgare dagli umanisti ferraresi e proposte ad un pubblico vasto, non limitato al solo ambito della corte. Si è ormai concordi nel riconoscere in queste manifestazioni artistiche le prime esperienze di teatro moderno, che influenzeranno le successive rappresentazioni in Italia e in Europa.
A tal proposito, gli storici ci ricordano che la commedia plautina dei Menaechmi venne apprestata il 25 gennaio 1486 nel “Cortile” del palazzo Ducale di Ferrara, alla presenza di alcune migliaia di persone; nell’occasione si realizzò ad hoc un singolare allestimento scenografico in cui si muovevano attori in costume che recitavano in lingua volgare, con un’accurata e rigorosa traduzione dal latino. Tale evento segnò l’inizio della straordinaria tradizione teatrale estense, che si arricchirà di nuove rappresentazioni promosse da Ercole anche negli anni e nei decenni successivi; basti pensare alle due commedie di Plauto (Menaechmi e Anfitrione) e una di Terenzio (Andria) organizzate dal 13 al 15 febbraio 1491 nella celebre Sala Grande del palazzo Ducale in onore dei novelli sposi Alfonso I d’Este e Anna Sforza, in pieno clima carnascialesco. Grazie alle esperienze maturate presso le corti della Penisola e soprattutto a Ferrara, anche il Cinquecento è ricco di interessanti rappresentazioni teatrali, che traggono spunto dalla riscoperta dalle opere plautine. Ad esempio, ai Menaechmi e più in generale ad aspetti e situazioni tipiche del teatro di Plauto si ispira la Calandria di Bernardo Dovizi detto il Bibbiena (Bibbiena, presso Arezzo 1470 - Roma 1520), che verrà messa in scena dalla Compagnia del Vado sabato 14 febbraio 2015 alle ore 21 nella Sala Estense di Ferrara, un tempo Cappella Ducale. Considerata come una delle commedie più belle e rappresentative del costume comico del XVI secolo, in cui la ripresa del teatro classico si unisce alla tradizione novellistica e in particolare al Decameron di Boccaccio, la Calandria fu rappresentata per la prima volta a Urbino nel 1513 proprio in occasione del carnevale. Questa ed altre iniziative, tutte all’insegna del divertimento, dello spettacolo e della cultura, aspettano cittadini e turisti in occasione del Carnevale Rinascimentale.
E allora, ci vediamo tutti a Ferrara!
FRANCESCO SCAFURI, Responsabile Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara